Misteri tra la Torre dell’Argentiera, Monza, l’Italia, la Romania e la Scandinavia.
Oggi partiamo dalla Maremma per girare l’Europa tra i misteri. Parleremo della chioccia con i pulcini d’oro, una leggenda che va dall’Argentario alla Svezia, passando per l’Italia e per la Romania, a spasso nei luoghi ma soprattutto nel tempo.
In foto di copertina, un antico tesoro dalla città di Monza di cui parleremo più avanti.
E allora, cosa aspetti?
Accomodati per questo viaggio e preparati a tante sorprese. Iniziamo l’avventura.
Ti ricordo brevemente che all’Argentario si tramanda una leggenda su una chioccia con i pulcini d’oro che sarebbero nascosti -oppure secondo altre versioni si muoverebbero animati- nei pressi della Torre dell’Argentiera. Siamo nell’entroterra settentrionale dell’Argentario, alle spalle di Porto S. Stefano e della baia del Pozzarello.
Se non la conosci, ecco il mio articolo: “La chioccia con i pulcini d’oro dell’Argentiera” (clicca qui).
La leggenda è molto curiosa ma, facendo delle ricerche, il promontorio dell’Argentario non sarebbe l’unico luogo dell’Italia dove si narra di una gallina con i suoi pulcini d’oro, un po’ come succede con altri racconti.
Dove e perché esiste una leggenda simile? Io ho trovato altri luoghi (chissà quanti altri ne esistono) e soprattutto alcune interessanti spiegazioni.
In Toscana
Famosa è la leggenda della chioccia con i pulcini d’oro nelle vicinanze dell’Abbazia di S. Rabano.
Siamo nel Parco Naturale della Maremma, a 15 Km circa da Grosseto. L’Abbazia di S. Rabano era un monastero benedettino medievale, del quale oggi rimangono solo i ruderi e la torre, costruita nel 1321 con compiti di difesa e rialzata in periodo successivo.
Secondo un’antica leggenda, ogni cento e più anni, durante una notte colpita da un forte temporale, una chioccia d’oro esce dal nascondiglio con i suoi pulcini dirigendosi verso un tesoro nascosto. Chi riesce a vederli e tenta di seguirli, non può riuscire né a catturarli né a scoprire il tesoro, anzi perderà il lume della ragione.
Si dice che nei dintorni della torre e nei boschi vicino, i fantasmi di alcuni frati dell’abbazia -decapitati dai pirati- vagano proprio a protezione del tesoro.
Esiste anche un racconto riguardante questa antica leggenda della Torre di S. Rabano. Si narra che un giovane cacciatore sorpreso da un temporale nelle vicinanze dell’Abbazia, incontrò prima uno strano gatto nero, poi un misterioso frate. Infine, proprio nei pressi della Torre, mentre ammucchiava un po’ legna per cercare di accendere un fuoco, il cacciatore notò una chioccia dorata con 12 pulcini anch’essi d’oro, e decise di seguirli.
La chioccia lo condusse dentro una caverna profonda, con un tesoro nascosto protetto da fantasmi e da un gatto. Aggredito, il giovane riuscì a scappare e si diresse di corsa fuori dalla grotta. A un certo punto, finite le forze, crollò per terra addormentandosi.
Al suo risveglio, al mattino, pensò di aver fatto solo un brutto sogno, ma vide il mucchietto di legna che aveva preparato e si accorse di avere addosso i segni dei graffi del gatto. Era successo veramente?
Spostiamoci ancora in Toscana, nei pressi del Borgo di Monte Acuto, nelle vicinanze di Pari (Grosseto).
Qui si racconta di un Re che ordinò agli orafi di fare una chioccia con pulcini d’oro per dimostrare la sua potenza anche sulla natura. Dopo la sua morte, scesero nella zona orde di barbari e nascosero la chioccia e i pulcini sotto la Rocca di Monte Acuto.
Spostandosi verso Nord, sempre in Toscana, troviamo la leggenda della chioccia con i pulcini d’oro anche a Volterra, con alcuni riferimenti che vanno indietro nel tempo fino agli Etruschi.
Si narra infatti di una chioccia con pulcini d’oro che sarebbe stata nascosta nei pressi del Monte Voltraio. La chioccia rappresenterebbe la confederazione Etrusca, mentre i pulcini le varie città che ne facevano parte, tra cui Volterra.
Anche D’Annunzio in un suo romanzo parlava del Monte Voltraio e di una chioccia d’oro con i suoi pulcini che nessuno aveva mai ritrovato: questo per far capire quanto fosse conosciuta in zona questa antica leggenda.
Forse la più famosa leggenda della chioccia con i pulcini d’oro in Toscana è quella di Chiusi (Siena). Già Plinio il Vecchio (I secolo dopo Cristo) nella Naturalis Historia parla della città di Chiusi in cui si narra sia sepolto il condottiero etrusco Porsenna all’interno di un enorme e inestricabile labirinto.
Secondo una leggenda, oggi si narra che le spoglie di Porsenna siano adagiate su un crocchio d’oro trainato da 12 cavalli e vegliato da una chioccia con 5000 pulcini d’oro. Si tratterebbe quindi di un tesoro di inestimabile valore ma impossibile da trovare.
Cambiamo regione e spostiamoci nel Lazio.
A Norma (Latina) si racconta di un tesoro composto da gemme preziose e una chioccia con pulcini d’oro, che sarebbe nascosto tra le gallerie sotterranee dell’antica Norba. Ricordiamo che l’antica Norba fu un’importante città, prima avversaria di Roma nella lega latina e poi punto strategico degli antichi romani.
Le sue mura ciclopiche e le costruzioni sovrastavano una fitta trama di cunicoli. Proprio in queste antiche gallerie la leggenda colloca il tesoro nascosto.
Dirigiamoci verso l’Abruzzo.
Qui ho trovato due importanti leggende sulla chioccia dai pulcini d’oro, con riferimenti alla antica popolazione dei Sanniti.
La prima riguarda il Monte Arazzecca, in provincia di L’Aquila, dove si racconta di un giovane boscaiolo. Il nonno, morto da poco, gli apparve in sogno dicendo di salire con un sacco e una zappa sul Monte Arazzecca, indicandogli un punto preciso dove scavare: vicino a un albero con ai piedi una grossa pietra. Scavando avrebbe trovato una gallina con pulcini d’oro, ma preso il tesoro non avrebbe mai dovuto voltarsi. All’alba il giovane, che aveva ben compreso il luogo, si diresse sul monte, scavò nel punto preciso e trovò il tesoro, mettendolo nel sacco. Fu allora che si scatenò un violento temporale: il boscaiolo, impaurito, a un tratto si voltò attirato da lampi e tuoni, prima di riprendere a correre per tornare a casa.
Arrivò stremato nella sua abitazione e si addormentò immediatamente. Al risveglio aprì il sacco e trovò solo foglie secche.
Un’altra leggenda, a Castel di Sangro (L’Aquila), narra di un uomo sul Colle di S. Giovanni. L’uomo, per inseguire una gallina, si infilò dentro una rupe. Proseguendo all’interno della grotta, trovò monete, oggetti d’oro e una gallina d’oro con pulcini. L’uomo allora tornò in paese per prendere dei sacchi e portar via il tesoro, ma una volta tornato nei paraggi non riuscì più a trovare la grotta.
Spostiamoci in Molise.
A Pietrabbondante (Isernia) si narra di una chioccia dai pulcini d’oro nascosta in un cunicolo che va dalla zona degli scavi archeologici fino alla sommità del Monte Caraceno.
Nessuno ha mai trovato il tesoro, ma si dice che durante ogni scavo si verificassero fortissimi temporali, come per proteggerlo.
Scendiamo verso la Puglia.
A Manduria (Taranto) una leggenda racconta di una chioccia dai pulcini d’oro che fu sottratta a Taranto e nascosta in un luogo sconosciuto.
Spostandoci verso la Calabria, qua è presente un’altra famosa leggenda.
Siamo nei pressi di Carlopoli (Catanzaro), e la narrazione riguarda l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo. Si dice che in determinati giorni dell’anno chi vede la chioccia con i pulcini d’oro, superando molte prove troverà il tesoro nascosto dai monaci nei cunicoli del monastero.
Altre versioni parlano di persone dal cuore puro che sarebbero le uniche a poter seguire la chioccia dalla fontana degli scavi, nelle notti di luna piena, ma senza dover mai desiderare il tesoro.
Ci sono altre leggende sulla chioccia e i pulcini d’oro nelle altre regioni d’Italia, come ad esempio in Liguria e in Friuli.
Le caratteristiche rimangono quelle del tesoro nascosto che non può essere ritrovato, a causa di elementi della Natura, dell’Oltretomba, o di eventi casuali.
Conosci altre famose storie sulla leggenda della chioccia con i pulcini d’oro di altre parti d’Italia? Scrivile nei commenti.
Adesso però veniamo a una importantissima domanda.
Perché ci sono così tante storie sulla gallina con i pulcini d’oro? Hanno un’origine comune?
Per rispondere a questa domanda devo prima parlare del Museo e Tesoro del Duomo di Monza.
Il tesoro di Monza e la regina longobarda Teodolinda
Una curiosità arriva dalla Lombardia, precisamente dalla città di Monza.
Il Museo e Tesoro del Duomo di Monza, tra le tante opere, comprende anche una “chioccia con i pulcini”. Come puoi vedere dalla foto di copertina dell’articolo, si tratta di una chioccia con sette pulcini, in argento dorato e gemme; fu probabilmente realizzata da orafi milanesi in due tempi diversi tra il IV e il VII secolo d.C. . Apparteneva alla regina longobarda Teodolinda (regina d’Italia dal 589 al 616), famosa per l’opera di conversione dei longobardi al cattolicesimo.
Ricordiamo che i Longobardi dominarono l’Italia tra il 568 (invasione dell’Italia bizantina) e il 774 (caduta del Regno ad opera di Carlo Magno): erano quindi presenti in molte regioni, come la Toscana (compreso l’Argentario), che prima ho elencato nelle storie della leggenda della chioccia con i pulcini d’oro.
Probabilmente non è un caso: infatti i longobardi avevano, come oggetti tipici dell’oreficeria, molti animali stilizzati. La leggenda della chioccia con i pulcini d’oro potrebbe essersi diffusa proprio sotto la loro dominazione.
La regina Teodolinda aveva origini dalla Baviera, in Germania. Tra la popolazione dei Bavari la Chioccia con i pulcini d’oro significava l’importanza del “rinascere della vita”. In ambito cristiano invece rappresentava la Chiesa come protettrice dei fedeli.
E in Europa? Spostiamoci in Romania
In Romania il famoso Tesoro di Pietroasele (o Tesoro di Petrossa) è colloquialmente chiamato “La gallina dai pulcini d’oro” perché comprende, tra i tanti oggetti di valore, anche alcuni volatili in oro. Si tratta di un tesoro del IV secolo d.C. appartenente ai Goti, ritrovato a Pietroasele nel 1837, i cui elementi oggi presenti hanno superato furti e un grosso incendio.
Alcuni studiosi pensano che alcuni degli oggetti possano essere parte di bottini di guerra dei Goti durante loro incursioni. Stiamo parlando, come per i Longobardi citati prima, di popoli barbari.
Adesso tiriamo le somme.
Le origini comuni delle leggende della chioccia con i pulcini d’oro: la Svezia.
Siamo partiti dalla Torre dell’Argentiera (Monte Argentario) per spostarci ancora nella Toscana e poi in altre regioni d’Italia. Siamo finiti a Monza per parlare dei Longobardi, per poi arrivare fino ai Goti in Romania.
C’è una matrice comune tra Longobardi e Goti che potrebbe condurre ad una simbologia simile riguardante la chioccia con i pulcini d’oro e le sue leggende?
La risposta è sì! Sembrerebbe che Longobardi e Goti fossero nati nei territori dell’attuale Svezia. Incredibile.
Un’altra domanda mi nasce spontanea, ripensando al tesoro del condottiero etrusco Porsenna. Esiste invece una matrice comune, più antica, tra gli Etruschi e le popolazioni barbariche di Longobardi e Goti?
Ci sono studi complessi sulle origini degli Etruschi e non è facile rispondere alla domanda. Sembrerebbe intanto che potrebbe esserci un’origine degli etruschi, come componente ancestrale, dai discendenti di popolazioni delle steppe delle attuali Russia e Ucraina progenitori delle attuali lingue indoeuropee. Questo ovviamente va in contrapposizione alla teoria degli Etruschi come popolazione autoctona.
Potrebbero, in ogni caso, le popolazioni barbariche aver preso possesso di simbologia etrusca più antica? Chissà.
Se non abbiamo certezze sulle origini, non possiamo avere risposte sicure.
Sappiamo quindi che il mistero continua.
Come concludiamo? Sta a noi continuare a tramandare le antiche leggende, perché in ogni storia c’è un fondo di verità, o almeno di sentimenti che rimangono uguali nel corso delle varie epoche, anche se appartengono a cuori differenti.
D’altronde, la nostra vita sulla Terra è solo un frammento rispetto al tempo, da non sprecare.
Fonti
Articoli dai siti:
maremmanews.it
samueleanastasio.it
laterrainmezzo.altervista.org
altosannio.it
sharry.land/it
volterracity.com
quinewsvolterra.it
misterias.altervista.org
museoduomomonza.it
itesoriallafinedellarcobaleno.com
Consigli dal blog
Ti invito a seguire l’intera categoria Curiosità e consigli – Maremma (clicca qui) dove troverai anche molte altre storie e leggende sulla Maremma e dintorni, come ad esempio:
La chioccia con i pulcini d’oro dell’Argentiera (clicca qui);
Atlantide, il Percorso delle Stelle e l’origine del nome Argentario (clicca qui);
La spada della roccia in Maremma? (clicca qui);
La leggenda di Jacopo e Giacinta … (clicca qui);
Il Lagoscuro presso Manciano e altre leggende (clicca qui);
La bella Marsilia, dalla Maremma al Sultano (clicca qui);
Bartolomeo Peretti: l’Ammiraglio di Talamone contro il pirata Barbarossa (clicca qui);
Il paladino Orlando, la Maremma e il Viterbese (clicca qui).
Inoltre, ti invito a visitare la categoria Libri-Autori Locali (clicca qui) in cui troverai molte mie segnalazioni di autori della Maremma, tra cui l’interessante volume “Misteri di Maremma” (clicca qui) in cui sono presenti altri racconti immersi nei misteri.
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Gentile Francesco Palombo, ci troviamo in Calabria, alle falde dellAspromonte, nel Comune di Melicucca’(RC), contrada “Pozzo”. Nel bel mezzo di un terreno piano coltivato a castagneto, dove non ci sono pietraie di sorta, all’improvviso ci si imbatte di fronte ad un enorme masso che spunta dal terreno con le fattezze della cima di una montagna. Per la gente del posto quel masso e’ la “Petra Lamia”! E’ alta circa una dozzina di metri ed ha il diametro di circa otto metri. Io la vidi molti anni fa. In quella occasione seppi che un pastore del luogo, il massaro “Ntoni Rosuzzo” che conosceva bene quei luoghi, raccontava una “curiosa” storiella, cioe’ che li’ sta nascosta una una “Chioccia con i pulcini d’oro”. Chi e’ capace di fare sette volte il giro della “Petra” di un solo fiato, trovera’ il grande tesoro. In verita’ non lo ha mai trovato nessuno poiche’ , secondo la fantasia popolare , nessuno mai e’ riuscito, d’un sol fiato, a girarle attorno sette volte.
La ringrazio per la sua gentile e interessante testimonianza, ulteriore segno che questa leggenda della chioccia dai pulcini d’oro è veramente molto diffusa. La invito a continuare a seguire il blog, cordiali saluti.
Non avendo visto la sua rsposta, in data odierna le ho inoltrato una e-mail per chiedere un parere sulla storiella che le avevo precedentemente inviato. Subito dopo mi sono accorta che la sua risposta era gia’ qui
. Le chiedo scusa. Le invio i piu’ cordiali saluti e un sincero augurio per la continuazione delle sue interessanti ricerche.
Nessun problema, la ringrazio nuovamente per la testimonianza. Continui a seguire il blog, un saluto.
Sud Umbria campagne tra Narni e Terni. (Ex ducato di Spoleto, longobardi per avvalorare la sua tesi)
Diverse storie ambientate anche in tempi recenti fanno riferimento ad un tale che scava in cerca di un tesoro, trova una Chioccia e sette pulcini d’oro sotto terra (il luogo a volte è una grotta, altre volte una villa abbandonata, una torre) ma non deve riferire a nessuno del ritrovamento. L’uomo comunque lo racconta a qualcuno e l’indomani il tesoro è scomparso.
In uno dei racconti, in una piccola miniera di ferro dello stato pontificio a Montoro (no, il nome significa Mons Auratus perché era ricco e fertile, non per il tesoro) si narra del tesoro della Chioccia D’Oro e dei pulcini, ma anche di una campanella dorata dal suono acuto, che persone sensibili possono udire, ma nessuno ha trovato la campanella che sarebbe all’interno della piccola cavità. Al luogo della miniera altre leggende popolari dei vecchi abitanti associano eventi misteriosi e terribili, un luogo da evitare perché ancora pervaso da una presenza malvagia.
La leggenda della gallina d’oro e dei pulcini si incrocia con un fatto realmente accaduto a Collescipoli credo negli anni 50, quando una serie di eventi porto’ il sindaco a vietare di effettuare scavi nei pressi delle mura: un ragazzino aveva nascosto una pergamena in un rudere a Piediluco dove faceva riferimento ad un tesoro sepolto sotto una torre appartenuto ad un brigante Stefanoni. La pergamena chiusa con il piombo del salame fu ritrovata molti anni dopo quando ristrutturarono il fabbricato. Era vecchia… e iniziò una vera corsa al tesoro con cittadini armati di pala e piccone. Ci sono anche articoli di giornale in archivio. Dai giornali il ragazzino autore dello scherzo, ormai adulto, svelò il suo gioco di bambino, ma gli scavi continuarono, nessuno trovò il tesoro, ma oggi dopo 50 anni corre voce che qualcuno vi trovò la chioccia e i pulcini… poi svaniti nel nulla
La ringrazio per aver arricchito l’articolo con questo commento, a testimonianza ulteriore della diffusione di questa leggenda in più luoghi. Continui a seguire il blog, un saluto.
Gentile Francesco Palombo, sto scrivendo una piccola storia, raccogliendo anche voci leggendarie, del luogo dove sono nato e cresciuto, Montegiorgio in provincia di Fermo, nelle Marche. Questo articolo è molto interessante e lo citerò come una delle mie fonti, se me lo consente. Cerco di riassumere: nella contrada Gabbiano, contesa fin da otto secoli fa tra Montegiorgio e Fermo, è esistito un castello la cui torre era ancora in essere seppur diruta nel XVIII secolo. Credenza popolare diffusa e conosciuta in molti paesi intorno (memoria anche nei miei genitori oggi novantenni) in questa torre, in una sua grotta non più rintracciabile, sarebbe stato nascosto un tesoro formato da una chioccia e pulcini d’oro, vegliata da “lo cattìo” (in dialetto fermano-maceratese voce che identifica lo spirito maligno, il diavolo), mai ritrovato ovviamente, chissà se per mancanza del possesso del famoso “livrìttu de lu commànnu” necessario all’uopo. Comunque storicamente anche Montegiorgio nel XII e metà XIII secolo fu per lo più soggetta, anzi amica del ducato di Spoleto di Rainaldo degli Urslinghen, (di cui conserviamo un siglillo) nipote di Federico II, figura nata a Jesi e molto presente nelle Marche in opposizione al papato. Grazie per l’eventuale permesso di utilizzo del suo link che le chiedo eventualmente di confermarmi. Mario Maurizi
Salve Sig. Maurizi, sono felice che abbia trovato interessante il mio articolo.
Può citare il mio link nell’articolo che sta scrivendo, visto che anch’io ho inserito le fonti. Buona fortuna per il suo scritto.
Questa leggenda diffusa in più parti d’Italia diventa sempre più articolata, come può vedere dagli altri commenti sotto l’articolo.
Un saluto,
Francesco.
Noto con piacere che la leggenda della “chioccia con i pulcini d’oro” si arricchisce sempre piu’. Quando, da ragazzo, ho sentito raccontare da un anziano quella versione della “petra lamia” del mio paese, Melicucca’ (di cui ho gia’ riferito), pensavo di avere ascoltato una narrazione tanto curiosa quanto esclusiva. Poi mi sono imbattuto -per buona combinazione – nel suo blog con la ricca e approfondita analisi del caso e, all’istante, ho ripescato nella mia memoria, dopo alcuni decenni, la vecchia storiella. Adesso la mia testimonianza pare sia stata di sprono per altri amici che hanno arricchito con nuove testimonianze il curioso tema. Meraviglioso. Speriamo se ne aggiungano altre.Cordiamente la saluto. Pino Sciotto
Mi fa piacere che abbia trovato interessante il mio articolo. La leggenda della chioccia dai pulcini d’oro è veramente molto diffusa.
Continui a seguire il mio blog. Cordiali saluti.