Parliamo di un’altra importantissima scoperta scientifica: un ghepardo gigante vissuto all’Argentario oltre un milione di anni fa, nell’era del Pleistocene. Ne eri a conoscenza?
Agli inizi del 1900 fu ritrovato all’Argentario un cranio fossile racchiuso però da uno strato di roccia rossastra molto compatta. Dai primi studi non si poterono verificare i dettagli anatomici nel loro complesso, proprio a causa di quello strato di roccia spesso, a meno che non si fosse intervenuti sullo strato rischiando però di compromettere l’integrità del reperto. Dai pochi dati ottenibili, in passato il cranio fu attribuito a un giaguaro euroasiatico della stessa Era.
Ecco arrivare un colpo di scena: la conclusione dei recenti studi effettuati dall’Università di Perugia e dalla Sapienza Università di Roma, con le quali ha collaborato anche l’Università di Verona. Avvalendosi di una moderna tecnologia a raggi X basata sull’uso di un sincrotrone dell’ European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble, si sono potute ottenere immagini 3D del cranio ad alta risoluzione. Tramite questa analisi, i dettagli anatomici che sono stati portati alla luce (soprattutto le ossa del palato e la morfologia dei denti), hanno permesso una corretta identificazione dell’esemplare: appartiene agli Acinonyx Pardinensis, e si tratta di un felide vissuto in Europa, Asia e Nord Africa circa un milione e mezzo di anni fa. La ricerca delle università sopracitate è stata pubblicata sulla rivista Scientific Report.
Si parla di un esemplare dal peso di 80/90 Kg, lunga coda, muso corto, molari e premolari aguzzi; ma anche canini massicci più tipici del giaguaro e del leopardo. Diciamo che era simile all’attuale ghepardo, ma più lento e robusto (causa la sua conformazione dello scheletro), capace di avventarsi sulle prede con terribili morsi.
Segnalo altri numerosi articoli in proposito tra i quali spicca quello del National Geographic Italia, oltre che una conferenza di successo tenutasi il 6 Aprile 2019 nella sala consiliare del Comune di Monte Argentario col titolo: “La fauna a grandi mammiferi pleistocenici del Monte Argentario”. In quel giorno, nel bellissimo contesto di Porto S. Stefano, sotto l’inappuntabile organizzazione del Centro Studi Don Pietro Fanciulli, sono intervenuti i Dottori Raffaele Sardella e Dawid Iurino della Sapienza Università di Roma e Marco Cherin dell’Università di Perugia.
L’Argentario non è nuovo a grandi scoperte scientifiche! Oltre al “ghepardo gigante vissuto all’Argentario”, ti segnalo i miei articoli:
“Atlantide vicino all’Argentario” (clicca qui),
“L’Argentario su Marte” (clicca qui).
Se invece vuoi notizie sull’attività del Centro Studi Don Pietro Fanciulli di Porto S. Stefano, ti segnalo la curatissima rivista di cultura del Centro: “L’Argentariana”. Per il mio articolo riguardante il numero di giugno 2019, clicca qui.
Ma non dimenticare una visita, all’interno della sezione LIBRI, nella categoria AUTORI LOCALI (clicca qui), dove potrai trovare articoli su interessanti libri di autori dell’Argentario o della Provincia di Grosseto, alcuni dei quali parlano proprio delle meraviglie o della storia dell’Argentario. Da non perdere!
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