Questo mio racconto fu da me spedito ad una rivista alcuni anni fa, per una rubrica in cui una nota scrittrice dava consigli letterari. Il racconto faceva parte di un mio romanzo a racconti incompiuto, che purtroppo cancellai nel computer per far posto ad altro. Te lo ripropongo con un titolo e lievi correzioni, perché rileggendolo mi ha emozionato. Una piccola parte la usai come spunto per un capitolo del mio romanzo “La brezza che sorrise alle stelle“. Buona lettura!
Il vecchio pescatore Alberto non viveva più nella sua abitazione: da quando era morta sua moglie, si era trasferito in una piccola casa vicino al mare, subito dopo il porto.
In quella notte di maggio […] Alberto stava seduto davanti alla porta di casa. Il cielo era pieno di stelle e la luna splendeva donando il suo riflesso al mare, davanti al suo sguardo. Alberto amava il rumore lieve delle onde del mare che, la sera tardi, raggiungono la riva. Il rumore che non dorme mai, come lo chiamava lui. Oppure la dolce melodia che culla la notte, come lo chiamava sua moglie.
Adesso Alberto viveva là da solo. Troppi ricordi e i figli ormai grandi e lontani lo avevano spinto a cambiare aria. Perché il vecchio marinaio soffriva per la morte della sua compagna di tutta una vita, ma voleva provare a continuare a vivere.
Lo faceva per lei, la moglie Cecilia. Per lei che negli ultimi anni di vita diceva sempre che, se fosse andata via prima di lui, lui avrebbe dovuto continuare a vivere e non si sarebbe dovuto buttar giù. Lei lo aveva sempre amato per quel suo carattere forte, per la sua capacità di far fronte alle difficoltà e rimboccarsi le maniche senza arrendersi al primo ostacolo. Per questo voleva che Alberto rimanesse sempre così…, l’uomo che amava.
Ad Alberto, quando ascoltava queste parole, il cuore si riempiva di tristezza. A lui non piaceva parlare della morte. Una volta rispose a sua moglie che se fosse morta prima lei, lui non avrebbe potuto continuare a vivere. Avevano passato la vita assieme. Si conoscevano fin da bambini e si erano fidanzati e poi sposati giovanissimi. Lui pescatore, lei figlia del proprietario di un negozio di attrezzature da pesca del paese. Quella volta la moglie, dopo la frase così triste e sincera del marito, gli disse che dovevano scambiarsi una promessa. Nel caso fosse stata lei la prima ad andarsene, Alberto promise di farsi coraggio e continuare ad andare avanti come meglio poteva. Lei, in compenso, promise che sarebbe tornata a prenderlo per mano quando fosse giunto anche il suo momento. E se ne sarebbero andati in Cielo, proprio tenendosi per mano, come quando da giovani innamorati passeggiavano sorridenti e spensierati lungo la riva del mare.
Per Alberto una promessa era una promessa e stava provando a rispettarla con tutte le sue forze, perché era sicuro che, così facendo, lei un giorno avrebbe rispettato la sua. Anche Cecilia non aveva mai mancato una promessa.
Cecilia si era spenta nel sonno, sena soffrire. Aveva la stessa età del marito, erano entrambi avanti con gli anni. Ma lui stava meglio di lei e negli ultimi mesi se n’era preso cura affettuosamente. La mattina in cui, al risveglio, scoprì il corpo freddo della moglie, il mondo gli crollò addosso. La mente gli restituiva le immagini di una vita, le sensazioni, le emozioni, prima un po’ alla volta e dopo, una dietro l’altra, in fretta come le gocce di un temporale che iniziano a cadere piano per poi aumentare sempre di più.
E il suo cuore stava per spezzarsi di colpo.
Tutto era perduto. Ma dopo le prime ore di sofferenza, dopo l’arrivo dei figli e di parenti ed amici, Alberto si ricordò della promessa. E pensò che se avesse voluto rivederla, l’unico modo sarebbe stato quello di restare forte e aspettare il suo momento. Si era sempre fidato di lei.
Così lasciò il suo appartamento e si trasferì da solo in quella casetta vicino al mare.
Quella notte di maggio, quell’aria tiepida che annunciava l’imminente estate, quella luna intensa, le onde,… tutto gli ricordava la sua giovinezza. E tanto la sua Cecilia.
In quella notte si stava chiedendo se si potesse vivere solo di ricordi. Quella era la riva del loro primo bacio. Quello era l’anniversario del loro primo bacio, ricordava ancora bene la data. Alberto ricordava benissimo. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e il cuore gli pesava come un macigno. Un nodo alla gola lo stava quasi soffocando, ma Alberto ricacciò tutto indietro. Lo fece grazie al suo orgoglio, ma soprattutto grazie alla sua promessa. Doveva andare avanti.
Osservando lo spettacolo del panorama, gli venne in mente una storia che Cecilia gli aveva raccontato anni fa.
La luna era nel suo cielo pieno di stelle. Durante la notte si sentiva felice, con tutta quella scintillante compagnia. Ma sotto di sé vedeva il vasto mare, di notte così solo e triste. Pensò che infondo lei aveva tanti luci attorno, il mare invece no. Come poteva sentirsi il mare? La luna decise allora di fargli un regalo: gli donò il duo riflesso. E così da allora, il mare di notte aveva un po’ di compagnia: il riflesso della luna sulla sua superficie. Che meraviglia!
Alberto viveva di ricordi, tanti ricordi come quella storia. Ma era fiero e combatteva nel presente. Aveva sempre fatto così. Da ragazzo aveva faticato tantissimo per guadagnare i soldi per comprarsi la sua barca da pesca. Aveva lavorato anche di notte per quella barca.
E aveva dovuto faticare per conquistare la sua Cecilia. Bella com’era, da giovane aveva decine di spasimanti, ma lui riuscì a raggiungerla. E dopo aveva lottato per dare un futuro ai loro figli, pescando e facendo mille altri lavori per loro. Ma tutti i suoi sacrifici erano stati ricompensati. Se è vero che verso il termine della vita si tirano le somme, ebbene, lui aveva vinto. Era riuscito a far innamorare la donna che amava alla follia, era riuscito a farsi una famiglia e a guadagnare abbastanza per far star bene e studiare i suoi figli.
Alberto non aveva rimpianti.
Ora viveva là da solo, col suo mare a fargli da compagnia, con la fiducia che presto avrebbe rivisto sua moglie. Rimaneva sempre là vicino al mare. Qualche volta una nipote gli andava a portare la spesa, così non c’era bisogno che andasse in centro. Però ormai erano due giorni che la ragazza non poteva andare […] . così negli ultimi giorni Alberto era rimasto solo, lui e il suo mare.
Ma non era solo perché Cecilia era dentro di lui e presto sarebbe tornata a prenderlo per mano.
Anche in quella sera lui stava ad aspettarla sulla riva del mare. Era sicuro che sarebbe passata. E se neanche quella fosse stata la sera giusta, si sarebbe presto addormentato come le altre notti, accogliendola dolcemente nei suoi sogni. Lui il vecchio pescatore innamorato e lei soltanto.
(Francesco Palombo)
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