Dalla bella Marsilia in Maremma ci spostiamo a Livorno
Per secoli le coste toscane subirono le incursioni dei corsari turchi e barbareschi. Stavolta seguiamo le vicende della giovane Ponsivino rapita dai corsari nei pressi di Livorno.
Tante sono le storie mischiate a leggende, dove sicuramente la paura per la gente che vedeva le vele nemiche spuntare all’orizzonte era enorme, su ogni costa. Scorribande, razzie, rapimenti, riscatti pagati, uccisioni: erano tempi duri, difficili per la persone comuni ma anche per i nobili mai completamente al sicuro nemmeno in torri e fortezze.
Queste storie si susseguono in tutta la penisola, ma allora anche le navi cristiane a violenza non erano da meno sulle coste degli “infedeli”.
Quanti sguardi tristi rivolti verso il mare, nel ricordo di una persona cara strappata alla propria terra e ai propri affetti. Ma anche tanti sguardi di speranza, con il pensiero di un ritorno. Perché in una vita tutto è possibile.
Qualche anno fa avevamo appunto parlato delle vicende della bella Marsilia (per il mio articolo clicca qui), ossia la fanciulla senese Margheriti Marsili rapita nel 1543 dall’ammiraglio ottomano da noi conosciuto come Ariadeno Barbarossa per condurla dal Sultano, nell’attuale Istanbul.
Ribadisco che colui che conosciamo come il pirata Barbarossa (termine che spesso ho usato anch’io nei miei articoli) in realtà non era pirata ma un corsaro e quindi agiva sotto mandato.
Ho parlato di lui anche nell’incredibile articolo “Bartolomeo Peretti, ammiraglio di Talamone …” (clicca qui) e in quello su “La Notte dei Pirati a Porto Ercole …” (clicca qui).
Storie di rapimento di fanciulle simili a quello della bella Marsilia, nel corso dei secoli si possono riscontrare in luoghi differenti della Penisola.
Prendendo spunto dalla vecchia segnalazione di un lettore -che ringrazio- proprio a commento dell’articolo della Bella Marsilia, oggi parliamo delle vicende della fanciulla livornese Ponsivino che intorno al 1800 fu rapita dai corsari turchi che ancora imperversavano sulle nostre coste.
Ci spostiamo quindi dalla Maremma toscana alle coste toscane del livornese.
Il lettore segnalò appunto la vicenda legata al Santuario di Montenero e così ho effettuato alcune ricerche.
Segnalo in proposito gli articoli nei siti: pressreader.com (clicca qui) e capodomo.it (clicca qui).
Nella sacrestia del Santuario della Madonna di Montenero (vicino Livorno) tra i tanti ex voto presenti si trovano anche, protetti da un vetro, un corpetto dorato con due babbucce di velluto color porpora. Un cartellino sulla cornice spiega brevemente la storia.
In pratica si dice che gli oggetti appartenessero alla giovane Ponsivino che, intorno al 1800, venne rapita dai turchi nei pressi di Antignano e condotta a Costantinopoli per l’harem del Sultano. La fanciulla invocò con molta fede l’aiuto della Madonna di Montenero. Un giorno la giovane, nei giardini dell’harem, vide spuntare il fratello, il quale riuscì miracolosamente a trarla in salvo e ricondurla a Livorno. Ecco spiegato il perché degli oggetti lasciati in dono nel Santuario.
Della vicenda di Ponsivino non si conosce molto altro.
Cosa ne pensi? Hai altre informazioni?
Sicuramente i rapimenti di fanciulle, e non solo, erano frequenti sulle coste della nostra penisola. Tante persone non tornavano più dai propri cari. Altre tornavano dietro pagamento di riscatto.
Non dimentichiamo che le navi cristiane, a quei tempi, sulle coste nemiche si comportavano alla stessa maniera.
Qualcuno potrebbe nutrire dubbi su come abbia fatto il fratello della giovane ad arrivare a Costantinopoli proprio fino ai giardini dell’harem del Sultano sano e salvo, e poi addirittura a salvare lui stesso una fanciulla. Sicuramente per un cristiano non era un’impresa facile, anzi era quasi impossibile.
Ma qui interviene la Fede.
Consigli dal blog
Ti invito a seguire l’intera sezione Curiosità e consigli (clicca qui) dove troverai anche molte curiosità culturali e sulla Maremma.
Ti ricordo inoltre, sempre a proposito di antiche incursioni dal mare, gli articoli: “Perché Porto S. Stefano è recente: la verità dimenticata” (clicca qui) e “La leggenda di Jacopo e Giacinta” (clicca qui).
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Buona lettura!
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