Quest’oggi scrivo, in un triste Marzo 2020, con l’Italia intera e tante altre nazioni del mondo in piena emergenza sanitaria, per una pandemia che non sembra avere fine, …con gli ospedali affollati, i medici e il personale sanitario esausti, la gente che muore senza poter ricevere le lacrime dei parenti, …con tante persone che lavorano in silenzio in ogni settore e tante invece che non possono lavorare, …con i piccoli chiusi in casa protetti dai genitori che nascondono le loro paure, …con gli anziani tristi, le strade vuote, il tempo che rallenta, …
Ricordiamo le migliaia di vittime di questa terribile tragedia.
Ringraziamo chi sta lavorando e ricordiamoci di chi è casa e di chi non può lavorare.
La domanda è solamente una: quando finirà? Quando vedremo questo arcobaleno che tanto disegniamo?
Come ho già detto in passato, non voglio scrivere dati e pareri sul Coronavirus, in quanto bisogna ascoltare le persone competenti in materia. Io so scrivere e, in questo momento, con i miei scritti voglio solamente farti un po’ di compagnia.
E così mi trovo a scrivere una poesia alla mia porzione di mondo, sperando che questa notte finisca presto nella mia terra e, ovviamente, anche in tutto il Paese e in tutto il mondo. Scarseggiando foto nuove, ho rimesso in copertina una vecchia foto della mia Porto S. Stefano, con il mare e sempre la Maremma all’orizzonte.
…”La notte maremmana” di Francesco Palombo, dedicata alla mia terra, ai suoi nati e ai suoi innamorati, vicini e lontani, metafora dell’attesa della luce del giorno come fine dell’emergenza.
LA NOTTE MAREMMANA (di Francesco Palombo)
Maremma, adesso avvolta
nell’abbraccio delle ombre notturne,
triste velo inaspettato,
posato dalle tue vette innevate
giù per i pendii aspri
e i tuoi campi ordinati
fino alle tue rive argentate
e le tue belle e preziose isole.
Maremma, guarda questa notte
alle tue tante torri
e alle tue possenti mura
per rimembrar dolori, paure,
ma anche amori e forza
di un passato che ancor respiri.
Maremma, riposa quieta
in attesa che questo buio finisca e,
se pur con le tue antiche chiese
ora vuote solo per dovere,
prega i tuoi tanti Santi
un’altra volta ancora.
E spera sincera, Maremma,
affinché presto ritornino
i colori allegri ai tuoi paesaggi,
il brulicar di vita nei tuoi borghi
e le tue vele a navigar le onde.
Stai dormendo, Maremma,
ma di un sonno leggero,
nelle tue case di roccia e di sudore,
pronta a lasciarti destare
dalla luce nuova tra le persiane.
E così, quando col tuo bel cielo azzurro
stretta dal fresco chiarore che verrà,
il vecchio pianto soffocato in cuore
sarà inghiottito dal tuo mattino di sole
in cui ti alzerai, Maremma intera,
a rimboccar le maniche tue
come fai dal tempo che fu.
Aspetta in silenzio, Maremma,
come se non fosse notte
ma solo l’ombra estiva di un albero
al canto melodico dei grilli,
mentre osservi serena in un prato
l’orizzonte che lo sguardo ti pone.
L’alba arriverà, in Maremma e fuori.
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Un saluto, sperando di averti fatto compagnia, in attesa dell’arcobaleno.
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