Alle ore 18:00 di venerdì 13 Marzo 2020 tutti sul proprio balcone per suonare uno strumento. Questo era il messaggio che girava da ieri.
Ho promesso di cercare di non parlare di emergenza sanitaria italiana, ma di parlare d’altro ai miei lettori. Manterrò in parte anche oggi la promessa, perché non sono un virologo, un medico, un infermiere. Non darò consigli o avvertimenti o ipotesi. Ci sono decine di telegiornali e programmi TV che per fortuna ci tengono informati.
Parlerò di sensazioni e stati d’animo.
Aspettavamo le 18:00. Non davo molta importanza alla cosa. Avevo ancora i terribili dati aggiornati sull’emergenza che mi rimbalzavano in testa.
Andare a fare la spesa e vedere strade deserte, le poche persone con le mascherine o i maglioni sul viso, le pazienti cassiere e gli instancabili addetti del supermercato con le mascherine,…già queste cose sono state un bell’impatto. È un qualcosa che per la mia generazione non ha precedenti. Quando da bambino delle Elementari ascoltavo di Chernobyl, mi sembrava un qualcosa di enorme avvenuto tanto lontano.
Adesso dopo tanti anni di distanza dagli anni ’80, ci troviamo questa enorme emergenza sanitaria.
Si sta nelle case, a parte motivi di necessità, salute e lavoro.
Ieri, o forse ieri l’altro, non ricordo, inizia a girare questo messaggio della musica alle 18:00 sui balconi. Pensavo non fosse un granché di iniziativa. Magari i bimbi, chiusi in casa da giorni, si sarebbero un po’ divertiti. Chissa.
Arrivano le 18:00. Sento da fuori un po’ di musica improvvisata, sicuramente è qualche bambino che tenta di suonare. Escono fuori, nel balcone, anche i miei bimbi con due strumenti di plastica. Giocano con i suoni. Ci sono altri bambini da balconi e terrazzi vicini che suonano. Ci salutiamo da lontano.
Comincio ad avere gli occhi lucidi. Forse solo oggi ho capito cosa sia quest’emergenza. Più delle mascherine al supermercato o della gente con le maglie sul viso. Più dei TG, perché qua finora per fortuna siamo lontani dalla zona rossa ospedaliera e speriamo che tutte le zone rosse spariscano presto.
Oggi alle 18:00 è stato un colpo duro, come il timbro del mondo sul foglio della propria vita a certificare che il problema riguarda tutti. Oggi mi sono veramente reso conto. …I bambini che si salutavano da lontano.
Poco dopo un musicista, da un terrazzo lontano, inizia a suonare una fisarmonica. La musica si diffonde trasportata dall’aria. Lo ascoltiamo tutti, grandi e piccoli, in questo pezzo di strada a portata di vista e di musica.
Per un attimo mi ricordo di quando ero piccolo. Un ricordo che mi accarezza come un raggio di sole di primavera che proprio adesso non c’è. Speriamo che passi presto, tutto, per i bambini, perché meritano un mondo migliore e siamo noi grandi, incoscienti costruttori, che dobbiamo darglielo.
La musica delle 18 mi accarezza e mi scuote, dolce e perfida compagna di un pomeriggio che sta per volgere a sera.
Il musicista finisce di suonare. Parte un applauso sincero da tutti. Sincero e sentito anche il mio. E poi tutti dentro le case ad aspettare la notte che verrà.
Domani alle 12:00 ci sarà un altro flash mob. Di nuovo fuori, nei balconi. Per fortuna.
Speriamo che passi tutto il più in fretta possibile e che dopo avremo tutti imparato a fare comunità, ad apprezzare la quotidianità nelle case, a dare importanza agli affetti e a smettere di correre e correre e correre tutto il giorno dietro a mille impegni. …Perché poi basta un colpo di vento e tutto crolla, tutte le certezze del nostro Io sfrenato a cui diamo importanza.
E allora, ci rivedremo domani, per dirci ancora che ce la faremo, tutti insieme, come i vogatori di una barca che remano allo stesso tempo per solcare il mare e andare dove devono andare, non dove vorrebbe il vento.
Il mio saluto sincero a tutti noi. Ai piccoli, ai giovani, ai genitori, …a chi sta lavorando negli ospedali, nei supermercati, nei negozi, nelle fabbriche, per le strade dei paesi e d’Italia, a chi lavora dal computer chiuso in casa, negli uffici, a chi il lavoro non ce l’ha più, …ai pensionati, a chi si sente avvolto dalla solitudine, …ai parenti, ai nostri cari lontani,…
Atteniamoci alle restrizioni, per il bene di tutti noi! Insieme ce la faremo!
Adesso le strade sono vuote, ma le case sono piene di cuori.
Un saluto. Alla prossima musica.
“…Se una festa suona musica, anch’io vorrei ballare” come diceva una canzone del 1992 cantata Franco Fasano e Flavia Forunato, “Per Niente al Mondo” (clicca qui per il link al video su You Tube). Ciao a tutti.
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