Torniamo a parlare di Porto S. Stefano: il Porto del libro in Italia, con questo articolo di storia sui possedimenti dei Domizi Enobarbi a Giglio, Giannutri, Argentario e Albinia.
Il Porto del libro in Italia da me proclamato, ossia P.S.Stefano, non poteva non avere un’interessante storia alle spalle, oltre che un forte legame con le isole vicine di Giglio e Giannutri e con le terre maremmane costiere della foce del fiume Albegna e dell’Ansedonia. E questo legame arriva al I secolo A.C. con la celebre famiglia romana dei Domizi Enobarbi.

Perché l’Argentario si chiama così?
Alcuni dicono per il colore delle foglie degli ulivi del promontorio viste dal mare, che con i raggi del sole assume una tonalità argentea. Secondo altri per alcuni minerali di cui l’Argentario era ricco (ma non vi erano miniere di Argento). La teoria più diffusa sull’origine del nome è però quella che riconduce ai Domizi Enobarbi che possedettero il territorio all’incirca dal I secolo a.C. A al I secolo d.C., i quali erano famosi come Argentarii, ossia i banchieri/prestasoldi di allora.
Ma andiamo per ordine.
Chi erano i Domizi Enobarbi?
I Domizi Enobarbi appartenevano alla Gens Domizia, famiglia probabilmente di origine plebea, che era divisa in due rami: appunto gli Enobarbi e i Calvino.
Gli Enobarbi devono il loro nome -che significa barba di bronzo– ad una leggenda. Si narra che Castore e Polluce accarezzarono la barba di un antenato della famiglia degli Enobarbi per incoraggiarlo prima di una battaglia, donandole il colore rosso.
I Domizi Enobarbi usavano solamente due praenomina romani, Gneo e Lucio. Ad esempio l’imperatore Nerone, adottato dall’imperatore Claudio, era alla nascita Lucio Domizio Enobarbo, ossia un appartenente alla famiglia degli Enobarbi.
Si pensa che i Domizi Enobarbi entrarono in possesso dell’ Argentariorum Mons (Monte Argentario) e di altre terre della Costa d’Argento come ricompensa di Silla nel 82 a.C. (terre confiscate ai nemici); oppure, secondo altre fonti, come ricompensa per le somme versate durante la II Guerra Punica alla Repubblica di Roma. Queste terre furono possedute dalla famiglia fino alla morte di Nerone. Essendo l’imperatore senza eredi, le terre passarono al patrimonio imperiale  e quindi sotto l’amministrazione dei futuri imperatori.

Esistono documenti che provano la presenza degli Enobarbi nelle nostre terre?
Sì. Nel 49 a.C. Cicerone, in due lettere ad Attico, parla della presenza della famiglia dei Domizi Enobarbi nel promontorio Cosano, ovvero della città di Cosa (l’attuale Ansedonia), magari intendendo un territorio più ampio e prendendone a riferimento il luogo più conosciuto.
Sempre nel 49 a.C. Giulio Cesare parla della tentata opposizione avuta nei suoi confronti da parte di Lucio Domizio Enobarbo, in precedenza Console, che partì alla volta di Marsiglia -per occuparla- con 7 navi requisite all’Argentario e all’Isola del Giglio, con servi, liberti e coloni. La presenza di coloni potrebbe quindi indicare contadini che lavoravano nei terreni dei Domizi Enobarbi, elemento questo che proverebbe lo stato di possesso dei territori da parte della famiglia in questione.

Ci sono resti che testimoniano la presenza dei Domizi Enobarbi nella nostra Costa d’Argento?
Sì, molti!
In un famoso catalogo di porti e approdi del III secolo d.C., l’Itinerarium Maritimum, sono nominati gli approdi di Dianium (Giannutri) e Igilium (Isola del Giglio), Talamonis Portus (porto di Talamone), Portus Cosanus (della città di Cosa), Portus Hercolis (Porto Ercole, all’Argentario), Alminia Positio (l’attuale foce del fiume Albegna), Domitiana Positio (a S. Liberata, tra il tombolo della Giannella e l’Argentario) e Incitaria (l’attuale Porto S. Stefano).
Prima della foce dell’Albegna compare appunto l’approdo di Domitiana Positio, nella zona che oggi all’Argentario viene chiamata Bagni di Domiziano. A 3 miglia di distanza (per il mio articolo su miglia e nodi clicca qui) viene riportato un porto, Incitaria (dal latino Cetaria, ossia allevamento di pesci o tonnara). La distanza e la posizione fanno pensare appunto che si tratti dell’attuale porto di Porto S. Stefano, che invece come Comunità si formò molto più tardi, verso la fine del 1600 e inizi del 1700 (ti rimando al mio articolo sulle Origini di Porto S. Stefano e dei luoghi della vicina Maremma, clicca qui).
Vediamo insieme se in alcuni di questi luoghi ci sono tracce della presenza dei Domizi Enobarbi.
Ho definito Porto s. Stefano: il porto del Libro in Italia (clicca qui per l’articolo) anche per questa sua storia antica e articolata, che in questo articolo sto trattando forse nella sua fase più lontana, quella dei Domizi Enobarbi.
A Porto S. Stefano, infatti, nel Poggio dei Muracci, sotto l’attuale Villa Varoli, era presente una maestosa villa romana dalla cui ampia terrazza anteriore, data la sua posizione strategica, potevano essere controllate le attività del porto (principalmente l’allevamento di pesci). Questo è l’elemento principale che lascia pensare alla presenza proprio della famiglia dei Domizi Enobarbi anche a Porto S. Stefano (in foto sotto).

Porto S. Stefano

All’Argentario, però, i segni più evidenti della presenza dei Domizi Enobarbi sono ancora ben visibili soprattutto nei pressi di una spiaggia oggi appunto chiamata Bagni di Domiziano (in foto), vicino S. Liberata, alla fine del Tombolo della Giannella. A filo d’acqua si possono vedere i resti della vasca di allevamento dei pesci (per lo più spigole e cefali) con un molo di attracco. Procedendo verso sinistra si trovano i resti di magazzini, cantine e gallerie che conducono all’interno della villa romana del I secolo d.C., sui ruderi della quale venne edificata la Torre di S. Liberata nel XVI secolo d.C. e l’attuale villa privata. Nel 2002 all’interno della villa sono stati scoperti anche i pavimenti in mosaico. La villa romana appartenente alla famiglia degli Enobarbi era grandiosa e prevedeva anche un complesso termale e gli alloggi per la servitù.
Bagni di Domiziano

Procedendo verso il tombolo della Giannella si arriva nei pressi dell’attuale Albinia, alla foce del fiume Albegna, territorio in cui gli Enobarbi avevano una Salina, fornaci per ceramiche e una grande produzione di vini.

Veniamo alle isole.
A Giannutri, presso Cala Maestra, si trovano i resti di una villa romana del II secolo d.C (in foto sotto), la quale copriva ben 5 ettari di terreno, aveva la caratteristica terrazza in direzione del mare, l’impianto termale e alloggi per ospiti o per gli schiavi. Ovviamente “guardava” il vicino approdo, anche se a Cala dello Spalmatoio vi era un ulteriore porto. …Giannutri da vedere con visite organizzate, bellissima!
villa romana a Giannutri

All’Isola del Giglio probabilmente la dimora degli Enobarbi era la villa romana di Cala del Saraceno (in foto sotto), della quale oggi sono presenti solamente resti. L’insenatura della cala ospitava la vasca per l’allevamento del pesce, le cui rovine si trovano appena sotto la superficie dell’acqua.
Cala del Saraceno

Potrei dilungarmi ancora di più ed affrontare in maniera esaustiva le varie tematiche sulla presenza dei Domizi Enobarbi nella Costa d’Argento, ma mi fermo qui perché lo scopo del mio articolo è quello di illustrare brevemente un po’ di storia antica di Porto S. Stefano (la vecchia Incitaria) ed il suo legame con gli approdi vicini, per rafforzare la mia idea che Porto S. Stefano debba essere il Porto del Libro in Italia. …Per la sua ampia storia antica, per il suo passato, per il suo presente di turismo e cultura e per un suo futuro ancor più rigoglioso!
Per leggere altri articoli su Porto S. Stefano: il Porto del libro in Italia, ti consiglio:
Porto S. Stefano (clicca qui);
Palio Marinaro dell’Argentario (clicca qui);
Atlantide vicino all’Argentario? (clicca qui).
Inoltre, all’interno della sezione LIBRI, nella categoria AUTORI LOCALI (clicca qui) potrai trovare tanti spunti leggendo i miei articoli sugli scrittori dell’Argentario e della Maremma.
All’interno di Curiosità e Consigli, troverai la categoria MAREMMA (clicca qui), con articoli su Argentario, Giglio, Talamone, Albinia, Manciano, ecc ecc…
Invito i turisti a visitare la nostra meravigliosa Maremma: dalle isole, alla sua costa, all’entroterra. …Mare, natura, borghi meravigliosi! Tradizioni e presente insieme, come il mare e il cielo all’orizzonte.
Buona lettura sul mio blog paginecuriose.it!