La Campana di ogni Sera (di Francesco Palombo)
Il contadino stanco
passa per i campi attento;
verso i tetti del suo paese vicino
la campana della chiesa lo chiama
a tornar per sera al focolare.
Il marinaio, sul porto della marina,
sentita bene la campana di ogni sera,
si appresta a riporre le sue reti
riparate per la dura notte in mare,
asciugando a mani salate
il sudore dell’arrossata fronte.
Arrampicato nel paese alto,
trova il contadino che con la sacca
consumata dalla terra, si avvia alla porta
della sua casa in pietra dura.
Si salutano i due, compagni di scuola,
amici di giochi di giorni passati,
dove i genitori tornavan la sera
a raccontare il lavoro trascorso
a loro, piccoli, intorno alle tavole povere,
alle mura grigie, al tempo lento
scandito solo dal sole e dalla luna,
e dalla campana della chiesa.
Adesso gli occhi lucidi, i sorrisi del pensiero
rivolto a quel tempo andato perduto,
e poi quelli nuovi, al sentire dalle loro case
la voce dei piccoli che aspettano
del lavoro il racconto appassionato.
Gira la vita e scorre il tempo,
tra i campi, il paese, la marina
e i rintocchi della campana:
di festa, delle ore, tristi,
ma sempre la sera ad avvertir della notte
la prossima venuta, per avvicinar a casa
dalla fatica dei lavori tra i campi o sul mare.
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